INVESTIMENTI E FATTORE RISCHIO: COME GESTIRLO?
di Massimiliano Gallina | pubblicato il 16 ottobre 2019
«Il rischio più grande è non prendersi nessun rischio». Le parole di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, sintetizzano in pieno uno degli argomenti fondamentali quando si parla di strumenti finanziari e investimenti. Il fattore rischio.
RISCHIO, CONOSCERLO PER CONTROLLARLO
Quante volte ci chiediamo se un investimento sia effettivamente rischioso. Quante volte ci domandiamo se è più importante, per noi, il concetto di rischio o quello di rendimento. Più in generale, cosa si intende per rischio? Il concetto deriva dal termine arabo “rizq”: fa riferimento a un’opportunità data dal Signore, dalla quale può derivare un profitto. E ancora. L'ideogramma cinese “weiji” contiene il concetto di rischio o crisi, con un carattere che rappresenta da una parte pericolo dall’altra opportunità. Allargando la prospettiva, si capisce che quello del rischio è un fattore inevitabile nella quotidianità. Come evitare qualsiasi tipo di rischio? La soluzione apparente potrebbe essere quella di rimanere sempre chiusi in casa. L’alternativa? Uscire e, magari, ritrovarsi ad attraversare la strada sulle strisce pedonali, assicurandosi che le macchine in arrivo siano a debita distanza da noi per evitare di essere investiti. Non possiamo rimuovere completamente il fattore rischio. E non sarebbe nemmeno appropriato farlo. Rischio sì? Rischio no? L’importante è la pianificazione. Soprattutto in ambito finanziario. Il rischio degli investimenti può essere conosciuto e, perfino, controllato: in questo caso può perfino diventare un rilevante alleato per raggiungere obiettivi.
RISCHIO OGGETTIVO VS RISCHIO SOGGETTIVO
In generale, quando si parla di rischio negli investimenti si fa riferimento a due aspetti principali, uno oggettivo e uno soggettivo. In primis, la capacità oggettiva del rischio parte dalla valutazione se la propria situazione economica e finanziaria consente di acquisire o meno il rischio negli investimenti, senza generare grosse instabilità. In secondo luogo, c’è un rischio soggettivo legato alla propria tollerabilità psicologica. Per esempio, quale perdita massima sul denaro investito si riesce a sopportare lungo tutta la durata del piano di investimenti (la cosiddetta stima della perdita massima). Oppure per quanto tempo si intende mantenere le risorse investite per non subire ragionevolmente una perdita sul denaro investito (stima del tempo minimo di investimento). Infine, quale rendimento è ragionevole attendersi alla fine del periodo di investimento (stima della prestazione finale).